Trequanda

Il borgo medioevale di Trequanda se ne stà appollaiato su un poggio a cavallo tra la Val d'Asso a ovest e l'ampia Val di Chiana a est.
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Fuori dagli itinerari turistici più battuti, la Toscana poco nota di questo angolo della campagna senese possiede attrattive d’arte, cultura e paesaggio capaci di affascinare chi abbia voglia di esplorare e conoscere.

Il borgo medioevale di Trequanda se ne stà appollaiato su un poggio a cavallo tra la Val d’Asso a ovest e l’ampia Val di Chiana a est, al centro della quale, parallela al corso del fiume, i Romani, conquistata l’Etruria, costruirono la Via Cassia.

Al viaggiatore odierno che giunge dalla Val di Chiana, il profilo del borgo medioevale di Trequanda apparirà molto simile a quello che si presentava agli occhi di un cavaliere di quel tempo che salendo, si lasciava alle spalle una pianura in cui la Chiana ” .. ogni dì più mancante d’impulso, scorre con lentore verso il centro della valle e si abbandona a paludose dilatazioni … ”

Il colore Terra di Siena trae nome dai caldi toni ocra della terra della campagna senese. Nel periodo pliocenico queste terre si abbassarono fino ad essere invase dal mare. In seguito si sollevarono ed il mare si ritirò lasciando sabbia ed argilla che oggi costituiscono la crosta superficiale della zona.
Dai solchi tracciati dagli aratri affiorano ancora oggi fossili marini e la pietra locale è intarsiata di valve di molluschi calcificati.

La zona delle crete senesi, distribuita fra i comuni di Trequanda, Asciano, San Giovanni d’Asso e Buonconvento, è un paesaggio unico ed affascinante di brulle ed ondulate colline d’argilla a perdita d’occhio, qualche rara quercia o un cipresso solitario, qualche casa colonica isolata sulla sommità o sul crinale di un’altura, tratti di bosco negli avvallamenti, qua e là i “fontoni” che raccolgono l’acqua piovana.

Il panorama sempre suggestivo, cambia con l’avvicendarsi delle stagioni. In autunno le nude terre arate mostrano un’ampia gamma di sfumature dal bianco ghiaccio al bruno fondo. In inverno le zolle verzicano per le pianticelle di grano appena spuntato che in primavera ammanta la collina di un verde smagliante e nell’estate la imbiondisce di spighe mature.
Nelle crete i terreni lasciati a pascolo per le greggi, in maggio si tingono del colore sanguigno della sulla e del rosa della lupinella.
Tipiche conformazioni del terreno sono i calanchi, le balze e le biancane.

Il territorio di Trequanda è ricco di boschi rigogliosi i cui alberi ed arbusti sono quelli tipici della flora mediterranea e della mezza montagna appenninica. In certi tratti dove il suolo è sabbioso, la vegetazione è molto simile a quella delle coste marine.
I cipressi sono la specie arborea che più colpisce nel paesaggio. Distribuiti all’interno dei boschi o isolati a segnare un confine,oppure allineati in doppi filari lungo le strade poderali o raggruppati sulle alture.

La sommità del monte di Piazza di Siena si erge sulla sinistra di Trequanda ed è coperta di boschi di carpini. Il bosco del monte Lecceto che domina Castelmuzio, è costituito soprattutto da lecci.
Sulle colline si coltivano viti ed olivi, nei fondovalle irrigati il granturco, il girasole e talvolta il tabacco.
Animali poderosi , solenni dal mantello candido e dalle corna corte, pascolano libere nei prati le vacche di razza chianina. Dominano da sempre il paesaggio agrario toscano ed un tempo, prima delle macchine agricole, questi esemplari erano usati per lavorare nei campi.
Terra di mistici, di santi e di predicatori quella senese, ma anche di mercanti, viaggiatori, soldati di ventura e briganti.
Queste antiche contrade furono nei secoli medioevali un crocevia di genti , di eserciti e di intensi traffici provenienti da ogni parte d’Europa.

Petroio

Sorto su un sito etrusco-romano, Petroio è stato quasi interamente costruito in pietra arenaria.
L’origine del nome potrebbe ritrovarsi in Pretorio (dal latino Praetorium), come si trova citato per la prima volta in una bolla concistoriale degli annali Camaldolesi del 1180. Ma c’è un’altra probabile ipotesi che farebbe risalire il nome all’etrusco Petruni.

Fu feudo dei Cacciaconti della Scialenga, sottoposto, come Trequanda, all’autorità del Comune di Siena. Verso la fine del trecento il Castello diverrà un dominio dei Salimbeni e poi dei Piccolomini Bandini per tornare sotto la giurisdizione della Repubblica senese e restarvi fino al 1552 e passare infine al Granducato di Toscana.

Il visitatore attento non potrà fare a meno di immergersi nella bellezza silente del borgo antico, ammantato da boschi ed arricchito da edifici di notevole pregio storico ed artistico.
A Petroio è legato il nome di Brandano, al secolo Bartolomeo Carosi. Singolare asceta, predicatore e profeta del XV secolo, percorse la sua terra con un teschio, un crocefisso e un sacco, ripetendo motti e profezie ancora citati dalla nostra gente.

Castelmuzio

Casale Mustia nel IX secolo sorgeva intorno all’antica pieve di S. Stefano a Cennano, splendida Chiesa paleocristiana del secolo VII, la cui attuale struttura risale al 1285.
Castelmuzio presenta la tipica struttura del castello fortificato; mollemente adagiato su una collina tufacea, ha pianta circolare ed è cinto da mura e bastioni.
Nelle carte dell’archivio di stato di Siena, all’anno 1213, il paese compare con il nome di Castel Mozzo, forse derivato dall’aspetto della torre guardia di Palazzo Fratini, che vista da lontano appariva, appunto, “mozza”.

Appartenne ai Cacciaconti, poi dal 1270 alla Repubblica di Siena e nel 1354 all’Ospedale di Santa Maria della Scala di Siena. Dominato quindi da Cocco Salimbeni Signore di Tentennano e dai Piccolomini, nel 1552 tornò sotto Siena, dopo la conquista delle truppe imperiali di Ascanio della Cornia, e fu annesso pochi anni dopo al Granducato di Toscana
Subito prima della porta d’ingresso, ancora munita di gangheri e piombatoi, si può notare, murata nella parete, la pietra sulla quale riposava e mangiava san Bernardino da Siena nelle sue visite alla comunità. Le memorie della comunità sono molto legate all’amicizia del grande e santo senese, fustigatore di costumi e predicatore eccelso.

Castelmuzio è sovrastato dal monte Lecceto e si affaccia sulla valle del torrente Trove che offre al visitatore panorami suggestivi dai mille cromatici effetti dati dal cambiare delle ore e delle stagioni che si avvicendano sui boschi, sulle maggesi e gli oliveti, per perdersi verso l’orizzonte.

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