Il Comune di Vaiano, istituito nel 1949 quando fu riconosciuta l’autonomia da Prato, è situato nella valle del Bisenzio a nord del capoluogo provinciale adagiandosi ai due lati del fiume, alla destra del quale occupa il versante occidentale dei monti della Calvana arrivando a toccare la cima del Monte Maggiore.
La storia di Vaiano è strettamente legata a Prato ed anche all’origine e allo sviluppo della sua Abbazia. La Badia di S. Salvatore a Vaiano fu fondata nel 1073 dai monaci benedettini cluniacensi, dai quali passò ai vallombrosani nel 1090. L’Abbazia è testimonianza di una importanza rilevante sull’ambito delle vie di comunicazione medievali e centro di tutta la valle del Bisenzio e oltre. Infatti già nel 1086 la Badia appare in possesso di beni sull’Appennino in territorio bolognese, assegnati ad un ospizio sulla pubblica via, nel plebato di Pontecchio.
Punto di confine dell’estremo nord della grande Podesteria di Prato, Vaiano fu dotato di porte e mura e la repubblica comunale di Prato vi tenne nel ‘300 una guarnigione armata. Lo sviluppo economico si ebbe grazie anche allo sfruttamento dell’energia idraulica per mulini, gualchiere e magli e già agli inizi dell’800 anche per opifici tessili.
In seguito agli eventi bellici del 1944, essendo la Val di Bisenzio zona martoriata dai bombardamenti alleati, l’abitato di Vaiano non conserva strutture di particolare rilievo eccetto l’Abbazia romanica (con splendido campanile duecentesco, chiostro rinascimentale e interessante museo) e Casa Bardazzi struttura sette-ottocentesca in cui fu ospitato nel 1849 Garibaldi, fuggiasco dopo la caduta di Roma.
Dopo la seconda guerra mondiale ha saputo, grazie al lavoro ed impegno di tutti i cittadini, ricostruire il sistema economico ed ha avuto un notevole sviluppo demografico. Nel territorio, interessanti antiche ville e la “città fabbrica” de La Briglia costruita nell’800, unica nel Pratese.
Nel 1735, presso un antico mulino, fu costruita una imponente cartiera, trasformata nel 1844 in raffineria di rame (dotata di uffici, botteghe e cappella). L’inquinamento da fumi solforosi portò alla chiusura della fonderia, trasformata nel 1882 da Beniamino Forti (promotore della Scuola Professionale, poi Istituto Buzzi, di Prato) in un moderno stabilimento tessile, che sviluppò rapidamente diventando un lanificio a ciclo completo, fino ad occupare 1500 dipendenti, provenienti anche da zone lontane.
Per questo la fabbrica Forti fu dotata, entro il primo ‘900, di abitazioni per operai e impiegati, di asilo, scuola, teatro, università popolare, cooperativa di consumo, centrale elettrica, pubblica assistenza e di altre strutture di carattere culturale, ricreativo, assistenziale, mentre intorno alla fabbrica si creava un tessuto urbano polifunzionale, formando un interessante esempio di città-fabbrica, purtroppo però oggi assai degradato, anche in seguito ai danni subiti durante la II guerra mondiale.
Nella zona settentrionale dell’abitato di Vaiano sorge la Badia; la facciata in alberese ha un portale e bifora bicromi, rifatti negli anni ’20. Dalla zona posteriore, molto rimaneggiata, emerge la slanciata mole del campanile a torre, alto 40 metri, costruito intorno al 1260, importante esempio di romanico pratese.
La muratura in alberese, ornata di radi ricorsi in serpentino verde, è forata da due ordini di bifore e dai robusti arconi della cella, sormontata da un coronamento merlato in aggetto, del tardo ‘300, munito di caditoie difensive.
L’interno della chiesa, molto rimaneggiato, conserva richiami al romanico benedettino nella distribuzione planimetrica; le tre navate, con pareti intonacate, sono divise da archi a pieno centro su pilastri irregolari; il presbiterio è rialzato su una cripta (assai trasformata, conserva l’abside centrale e una copertura su colonne, di ripristino).
Due degli altari laterali, del primo ‘700, ospitano notevoli dipinti: a sinistra la Vergine col Bambino e San Francesco, di Orazio Fidani (1606-1656) e all’opposto la Madonna col Bambino e Santi (1586) di Giovanni Maria Butteri, autore anche della pala sulla parete destra del presbiterio, col Crocifisso (1580). Dietro all’altare maggiore e al ciborio neoromanici si conserva il coro ligneo con bandalone in noce (1695) e nella cappella di sinistra un Crocifisso ligneo del primo ‘700. Un intervento unitario del 1735-38 caratterizza la sacrestia, con lavabo, imponente bancone, pancali e un altare con San Gertrude, tela di I. Hugfordo.
A destra della chiesa si sviluppa l’antica abbazzia, con semplice prospetto;un portale trado-quattrocentesco introduce negli ambienti sul chiostro rinascimentale di gusto michelozziano, a doppio ordine, realizzato forse per conto di Carlo de Medici nel 1460-70. Robuste colonne ioniche con fusto in muratura sostengono cinque campate per lato. Alcuni ambienti circostanti conservano volte rinascimentali lunettate o decorazioni sette-ottocentesche. Nell’ala meridionale è ospitato il Museo della Badia, che raccoglie suppellettili e arredi sacri (dal XVI al XX secolo) e materiale archeologico del territorio vaianese.
Dal fondo valle vari percorsi per Schignano convergono su un pianoro dove sorge la villa del Mulinaccio, edificata a fine ‘400 dai Sassetti, passata poi dagli Strozzi ai Vai (1661-1941), che ne fecero il centro di una vasta tenuta. Il sereno prospetto orientale, su un giardino terrazzato, ha sobrie forme cinquecentesche; più imponente è il fianco meridionale (1722 circa), con fitte aperture, coronato da una torretta centrale con raccordi a voluta.
Contemporaneo è il giardino murato che lo fronteggia, con elegante ninfeo. Sul lato occidentale prospetta l’oratorio di S. Antonio abate, con luminoso interno barocchetto, decorato a finti marmi e stucchi; sull’altare vi è una tela con la Madonna, il Bambino e Santi (A. Marini, 1845). La fattoria conserva una cucina con camino quattrocentesco, mentre la parte padronale, aggiornata nel ‘700, ha sale con soffitti lignei del XVI secolo e ampie cantine a volta.
A monte del Mulinaccio troviamo Schignano (460 m), in origine abitata soprattutto da boscaioli, che è diventata dalla fine dell’800 località di villeggiatura estiva, grazie al clima e alla ricchezza di vegetazione e di acqua; questo ha comportato negli anni ’50 una forte crescita edilizia.
In vicinanza del nucleo più antico sorge la chiesa di S. Martino, esistente già nel XII secolo, ristrutturata nel 1760-70 nella attuale, aggraziata veste barocchetta che arricchisce gli interni di finti marmi e raffinati stucchi, anche su altari e confessionali. Sul fondo del coro vi è una tela con San Martino e il povero, della prima metà del ‘700. Molte nuove costruzioni fiancheggiano la strada per Figline, fino al passo della Collina, al confine con Prato, importante crocevia fin da epoca remota.
Riscendendo la SS 325 tra recenti insediamenti industriali, oltre il Bisenzio si raggiunge Gabolana, dove erano attivi dal ‘200 mulini e gualchiere della Badia e – dal 1793 al 1873 – una fonderia di rame, poi ferriera (sopra l’abitato vi è Spicciano, con l’ottocentesca villa Orlandini).
Proseguendo si raggiunge San Gaudenzio (272 m), parte del distretto medievale di Prato, il cui nucleo principale – una fattoria duecentesca fortificata – fu trasformato nella villa Buonamici, completamente ristrutturata nel 1580-90. Anche la chiesa parrocchiale fu adattata a cappella. Su uno spiazzo erboso si allungano i due corpi della villa, bilanciati dall’emergere di due torri medievali (una con originale pianta triangolare) e arricchiti da portici. La villa, che ospitò Galileo Galilei, conserva ambienti decorati nel ‘700 (sala da musica e sala delle prospettive).
Proseguendo si raggiunge Sofignano, abitato sparso nato su un insediamento rurale romano, che ebbe il massimo sviluppo nel medioevo, come testimoniano vari edifici (tra i più interessanti la Casa Nera, dimora fortificata duecentesca con torrione in alberese). Le notevoli trasformazioni hanno conferito alla pieve dei Santi Vito e Modesto (documentata dal 1024) un aspetto dimesso. La facciata è preceduta da un portico su colonne tuscaniche, ristrutturato nell’800, che unifica chiesa, compagnia della S. Croce e sacrestia; dalla zona posteriore emerge il robusto campanile a torre.
Nell’interno, a navata unica, restano l’altar maggiore del 1798 (G. Valentini) e i laterali, settecenteschi. Sopra la Pieve vi è il Poggio (451 m), edificio medievale trasformato nel XVI secolo dai buonamici, mentre scendendo verso Vaiano si raggiunge a destra Bibbiano, un tempo munita zona di confine col feudo albertesco, e di qui il complesso di Calcinaia e villa del Bello (283 m), di struttura medievale ma con piacevoli forme ottocentesche.
Il Museo della Badia di Vaiano è stato inaugurato nel 1993, come prosecuzione della mostra di archeologia medievale realizzata l’anno precedente nell’ambito degli Itinerari Laurenziani. Il 29 maggio 1999 è stato riaperto in una veste totalmente rinnovata dopo un attento lavoro di restauro. Il museo in prossimo futuro sarà completato da un’ampia sezione archeologica in cui verranno esposti anche i reperti rinvenuti negli scavi condotti in occasione del restauro (tuttora in corso) del complesso architettonico.
Attualmente il museo si compone di cinque sale (e due sale più piccole) che facevano parte anticamente del refettorio monastico e dell’appartamento dell’abate. L’allestimento in maniera didattica conduce il visitatore a comprendere lo svolgimento della vita dei monaci della badia e la funzione religiosa, sociale ed economica del monastero nel territorio: il coro e la preghiera corale dei monaci, il refettorio e gli usi alimentari monastici, la sala capitolare e l’organizzazione economica delle proprietà fondiarie e manifatturiere, l’appartamento dell’abate, l’ospedale e l’assistenza ai viandanti sono i temi che emergono dal percorso espositivo.
Un aspetto valorizzato dall’allestimento è anche l’illustrazione del sentimento della religiosità popolare e delle forme nelle quali esso si esprimeva in passato. Dopo i necessari interventi di restauro è in fase di studio l’allestimento di una sesta sala che esporrà alcuni arredi e dipinti provenienti da altre chiese della vallata, le cui opere d’arte custodite da secoli sono sottoposte a furti continui.
L’itinerario del museo si articola in alcune sale tematiche:
Parte integrante del percorso museale è la visita degli ambienti monastici del complesso architettonico che, dopo un periodo di incuria e di forte degrado, ritorna ad essere visibile nel suo aspetto originario.
I restauri, finanziati da vari enti pubblici e privati (tra cui Provincia di Prato e Comune di Vaiano), sono diretti da un incaricato vescovile. La Badia di San Salvatore, sorta probabilmente tra IX e X secolo sui resti di un precedente insediamento, presenta interessanti strutture di epoca medievale (la chiesa romanica e la torre campanaria del XIII secolo), di epoca rinascimentale (il chiostro frutto del mecenatismo mediceo) e barocca.
Sulla base di una convenzione stipulata tra Comune di Vaiano, Diocesi di Prato, Parrocchia di Vaiano e Associazione Pro Museo della Badia di Vaiano la gestione e l’apertura al pubblico del museo sono assicurati dai volontari dell’Associazione Pro Museo della Badia di Vaiano.
Il museo si è dotato di un laboratorio didattico-educativo, nell’ambito del C.D.S.E. della Val di Bisenzio, che opera in base ad un piano annuale di lavoro per portare avanti con continuità la sua opera di promozione culturale e di collaborazione con il mondo della scuola.
I servizi educativi e culturali del museo comprendono:
a) Un’attività ordinaria: il museo fornisce permanentemente alcuni servizi culturali per ragazzi e adulti, come visite guidate e sussidi didattici funzionali ai diversi livelli d’età e di formazione.
b) Un’attività annuale: un piano di lavoro consente di sviluppare specifici temi legati alla storia e alle tradizioni religiose del territorio in un’ottica non localistica.
Tale piano annuale prevede momenti di approfondimento di questi temi tramite mostre, conferenze, pubblicazioni.
Da San Gaudenzio si raggiunge Savignano (329 m), borgo medievale lungo il rio La Nosa, nato su un aggregato rurale romano. All’ingresso nell’abitato vi è Villa Buonamici, di sobrie forme sei-settecentesche, ma con resti medievali, come la vicina casa Bartolini, di aspetto ottocentesco, dove nacque Lorenzo Bartolini (1777-1850), uno dei maggiori scultori italiani dell’800, da alcuni detto il Fidia toscano.
La medievale chiesa dei Santi Andrea e Donato, con strutture in alberese e coro sette-ottocentesco, conserva sull’altare laterale sinistro una piccola Madonna del Buonconsiglio, con baldacchino dipinto, di G. Fabbroni (1711-1783).
Sulla strada per l’Isola resta un complesso con bella torre medievale in alberese: case il Poggio. Ripresa la strada statale, si raggiunge La Briglia (134 m), dove dal ‘200 uno sbarramento sul Bisenzio alimentava alcune gore. L’abitato è cresciuto intorno all’interessante complesso dell’ex fabbrica Forti, esempio unico nel territorio pratese di città-fabbrica tardo-ottocentesca.
La strada interna, fiancheggiata da capannoni e uffici (con fronte classicheggiante), porta al piazzale dove sorgono la chiesa e il fianco della Cartaia settecentesca, trasformata nell’800 adattandola a ramiera, poi a lanificio. La simmetrica facciata è conclusa da una torretta con orologio, mentre all’interno alcuni ambienti (interrati e piani terreni) conservano volte a crociera sette-ottocentesche.
La chiesa di San Miniato, costruita nel 1863, è precoce esempio di architettura neogotica, con alta facciata cuspidata, fianchi e abside poligonale forati da aperture ogivali. La chiesa ha pianta a croce latina ed è coperta da snelle volte a crociera; vi si conservano opere di Mihu Vulcanescu (1970-80) e una tela con la Sacra Famiglia, del tardo ‘600. La chiesa ha assunto dagli anni 1950 il titolo e la parrocchia dell’antico San Miniato a Popigliano (XII sec.), sulle pendici del Poggio di Altociglio.
Su piccoli rilievi a est de La Briglia alcuni nuclei con case sparse furono antichi “popoli” del distretto pratese: L’Isola, Maglio (con l’ex chiesetta di San Michele, ora abitazione, e altre strutture medievali) e Meretto, posto più a sud (in un pianoro già frequentato nel neolitico). Qui sorge Villa Hall, edificata dagli Strozzi nel XVI secolo – come dimostra il prospetto occidentale, con due ordini di loggiato – e trasformata nella seconda metà dell’800 dagli Hall, che arricchirono le altre facciate di classicheggianti elementi porticati, terrazzi e avancorpi.
Del Comune di Vaiano fanno parte una serie di abitati medievali, su un antico percorso di mezza costa lungo la Calvana. San Leonardo in Collina (350 m), sopra la valletta del Rio Buti, è ormai un insieme di ruderi di struttura due-trecentesca, con chiesetta romanica in parte crollata. Da qui un sentiero si ricollega alla strada che sale da Gamberame e porta a Faltugnano (307 m), in una fertile conca, con case sparse di origine medievale e recenti villette.
Prima della chiesa uno stradello a destra sale a villa Ricci (di aspetto cinque-seicentesco, con torre colombaia) e villa Organi, duecentesca, con murature in alberese e torrione mozzato ingentilito da una loggetta. La chiesa di San Giusto e San Clemente, con murature medievali nella facciata e nel campanile a torre, conserva una copia ottocentesca dell’Estasi di Santa Caterina, del Sodoma; il presbiterio, quattrocentesco, ha abside rifatta nel 1912.
La strada si mantiene in quota e raggiunge Fabio (293 m), dove esistevano nell’XI secolo una corte e un borgo; gli attuali edifici, di origine medievale, furono ristrutturati nel ‘7-800. La Chiesa di San Martino, rifatta nel XII secolo (ma documentata dal 1086), conserva nell’altare laterale destro una Madonna del Rosario, ingenua tela tardo-seicentesca, e sul fondo del coro una tavola con l’Assunta (1550 circa), del pratese Paolo degli Organi.
Presso la strada per Savignano restano alcuni complessi di origine medievale (La Villa, casa Ferracciani, Villa Cipriani); notevole, verso valle, la Torre, con prospetto segnato da due allungati archi ciechi. Ancora meglio conservati, a causa del progressivo spopolamento, sono gli edifici in pietra di Parmigno (415 m), a nord di Fabio.
I due nuclei del borghetto, su un terrazzamento naturale ricco di olivi, sono ormai disabitati: il chiesino di Santo Stefano, parocchia fino al ‘700, conserva forme del tardo XII secolo e all’interno un affresco con la Madonna, il Bambino e Santi, di antonio di Miniato (1438). Notevoli strutture duecentesche mostrano la contigua casa Organi e, più a monte, il complesso delle Casacce.
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