Monsummano Terme

Luogo viario strategico, in posizione dominante sul Padule di Fucecchio e sulla Valdinievole, il colle di Monsummano Alto fu fortificato almeno dall'XI secolo con un sistema difensivo.
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Luogo viario strategico, in posizione dominante sul Padule di Fucecchio e sulla Valdinievole, il colle di Monsummano Alto fu fortificato almeno dall’XI secolo con un sistema difensivo accresciuto ed ampliato nel corso del tempo fino a comprendere nel basso medioevo tutta la sommità del colle.

Del castello di Montesommano si hanno notizie documentarie a partire dal 1005, quando dipendeva dalla abbazia di Sant’Antimo in Val d’Orcia e fu in parte ceduto a Ildebrando degli Aldobrandeschi. Dopo vari passaggi di proprietà, nel 1218 il castello fu venduto al Comune di Lucca, benché già da alcuni anni gli abitanti del castello si fossero costituiti in comune rurale con proprie magistrature. Il colle di Monsummano fronteggia quello di Montevettolini, borgo di origine medioevale, anch’esso sottomesso alla Signoria fiorentina.

Fondato intorno al XII secolo e sottoposto alla città di Pistoia nel 1227, il castello di Montevettolini si costituì in libero comune nel corso del Duecento, divenendo rifugio per i fuoriusciti fiorentini e lucchesi durante le acerrime lotte tra guelfi e ghibellini, finché si arrese ad Uguccione della Faggiola dopo la sconfitta dei guelfi a Montecatini nel 1315. Sotto il dominio di Lucca fino alla morte di Castruccio Castracani, Montevettolini e Monsummano aderirono nel 1328 alla Lega della Valdinievole contro Firenze, città alla quale dovettero tuttavia sottomettersi dopo aver subìto l’assedio di Gherardino Spinola, nuovo signore di Lucca.

L’ingresso nell’orbita fiorentina consentì al castello di Montevettolini una vita fervida e ricca, animata tra l’altro dall’attività delle dodici confraternite del paese, e divenuta ancora più prospera quando i primi granduchi medicei lo elessero a luogo di sosta per la caccia, e ciò lo favorì rispetto al Castello di Monsummano, già in forte declino fin dalla fine del Trecento. L’appartenenza al distretto fiorentino soffocò invece lo sviluppo della comunità di Monsummano, che già dalla fine del XIV secolo, configuratasi come borgo rurale, si avviò verso una progressiva decadenza, determinata anche dal rimpaludamento dei terreni circostanti il colle e dalla conseguente interruzione dei percorsi viari.

Cosa vedere a Monsummano Terme

Anche la fondazione di Monsummano, ai piedi del colle omonimo, è legata al nome del granduca Ferdinando e del suo architetto di fiducia. Infatti, a seguito dei prodigiosi eventi accaduti negli ultimi decenni del Cinquecento, tra i quali lo scaturire improvviso di una fonte sul luogo della miracolosa immagine della Vergine venerata in un tabernacolo, nel 1602 il Granduca incaricò il Mechini della costruzione di un grande Santuario in onore della Madonna detta appunto della Fontenuova.

Nel 1775 Pietro Leopoldo istituì la Comunità delle Due Terre, unificando amministrativamente i territori di Montevettolini, dell’ormai decadente castello di Monsummano e del capoluogo, Monsummano Terme, in continua espansione.

Il XIX secolo costituisce un altro momento importante della storia di Monsummano per la presenza di due personalità del mondo politico e letterario: il poeta Giuseppe GIUSTI (1809-1850), la cui casa natale, con arredi e decorazioni di gusto neoclassico è stata recentemente restaurata e trasformata in Museo, e Ferdinando MARTINI (1841-1928), letterato e uomo politico, la cui villa, nota come Villa di Renatico, è attualmente sede di mostre e convegni.

Alla metà dell’Ottocento risale inoltre la scoperta delle Grotte Termali dalle particolari proprietà terapeutiche: grotte calde naturali, oggi affiancate da moderni stabilimenti termali.

Chiesa di San Nicolao

La chiesa di San Nicolao, che nella sua forma attuale risale ai primi decenni del XIII secolo, ha un impianto sobrio e austero, ad una sola navata con presbiterio sopraelevato, copertura a capriate ed abside semicircolare, nascosta all’esterno da una costruzione più tarda. La muratura è in pietra a vista e la facciata presenta in alto segni di rimaneggiamenti successivi.
Da una gradinata si accede al portale centrale d’ingresso, inquadrato da massicci stipiti e architrave, sul quale si imposta l’arco a sesto acuto della lunetta. In alto, appena sotto gli spioventi del tetto, si apre un piccolo oculo centrale.
All’interno due altari barocchi sono addossati l’uno di fronte all’altro, alle pareti laterali dell’aula, e sono presenti alcune opere d’arte.
Il corpo della chiesa è affiancato a sud dal campanile quadrangolare, di impianto più tardo, impostato su di un arco a tutto sesto, che dà accesso, da una galleria voltata a botte, ad una terrazza naturale affacciata sulla valle, dove si apre la porta laterale della chiesa.

Casa Giusti

La dimora di Monsummano in cui Giuseppe Giusti nasce il 13.5.1809 e trascorre i primissimi anni dell’infanzia – nel 1815 la famiglia si trasferirà a Montecatini – venne costruita tra il 1791 e il 1793 per iniziativa del nonno paterno del poeta, Giuseppe, agiato possidente nonchè personaggio politicamente influente presso il governo di Pietro Leopoldo.
Ispirata nei volumi e nell’impaginato esterno a un gusto genericamente tardo-rococò, stemperato entro una sobria scansione tipica della tradizione toscana, essa mostra, nell’evidenza decorativa dello stemma di famiglia che sormonta il balcone al centro della facciata, l’intento di costruire una dimora adeguata alla posizione di preminenza sociale della casata nell’ambito cittadino e alla recente dignità nobiliare ad essa conferita.
Ai criteri di decoro e rappresentatività borghese consoni alla famiglia si ispira la decorazione murale degli interni, in cui si sviluppano temi convenienti all’uso dei vari ambienti della casa: i paesaggi ideali inquadrati entro un finto loggiato nella sala d’ingresso al pian terreno, i soggetti mitologici e le decorazioni a grottesche, con dovizia di festoni di fiori e frutta, nei vari saloni di ricevimento, i temi sacri della stanza adibita a preghiera e dell’alcova, le “vedute” agresti dei salottini e delle anticamere.
Acquisita dallo Stato nel 1972 e restaurata, Casa Giusti è oggi adibita a museo.

Santuario della Madonna della Fonte Nuova

Fondata nel 1602 per volontà del granduca Ferdinando I de’ Medici, la basilica della Madonna della Fontenuova costituisce il cuore storico e urbanistico di Monsummano Terme. Il Santuario sorge sul luogo di un antico tabernacolo, oggi inglobato nell’altare maggiore, che reca l’immagine della Vergine col Bambino tra quattro Santi, al quale furono riferiti vari eventi prodigiosi.
Il granduca Ferdinando di Toscana decretò la costruzione del tempio nel luogo dove era scaturita la fonte miracolosa, incaricando del progetto l’architetto Gherardo Mechini, già impegnato nei lavori della Villa Medicea di Montevettolini. Il 30 dicembre di quello stesso anno il gran principe Cosimo pose la prima pietra del Santuario.

Come per la villa, la direzione del cantiere fu affidata a Domenico Marcacci, che portò a termine la costruzione dell’edificio nel 1605.
La Basilica fu consacrata nel 1616, ma la decorazione degli interni si protrasse ancora a lungo, come attestano i Registri dell’Opera, sui quali sono annotate tutte le spese per la fabbrica. L’edificio, di rara eleganza e sobrietà compositiva, riveste grande interesse per la sua omogeneità stilistica e per l’armonica continuità tra la struttura architettonica ed i preziosi apparati decorativi.

Di tradizionale impianto a croce latina, ad una sola navata, la chiesa è circondata su tre lati da un portico, dal quale si accede, attraverso una ripida scala, alla fonte.
L’edificio si impone sullo spazio della grande piazza circostante con la sua struttura articolata secondo moduli geometrici di rigore classico, ma aggiornata nella decorazione plastica al linguaggio del tardomanierismo e del barocco, come denunciano le volute dei capitelli e le modanature dei portali.
Sotto il loggiato, quattordici Lunette dipinte dal fiorentino Giovanni Mannozzi da Sangiovanni narrano la storia del Santuario e dei miracoli della Vergine della Fontenuova: furono eseguite tra il 1630 ed il 1633, quando il pittore si rifugiò in Valdinievole per sfuggire alla peste che infuriava a Firenze.
La lunetta centrale della facciata, sovrastante l’ingresso, fu dipinta nel 1606 dal senese Ventura Salimbeni con le allegorie della Fede e della Speranza, mentre a completare le virtù teologali fu posto al centro della lunetta il ritratto marmoreo della granduchessa Cristina, che Leonardo, figlio di Domenico Marcacci, raffigurò nelle vesti della Carità.

Il bel portale di ingresso fu intagliato dal legnaiolo pistoiese Giovanni Desideri, autore anche del soffitto ligneo della chiesa, che si rivela all’interno un vero e proprio scrigno colmo di tesori d’arte.

Villa Martini

Costruita intorno al 1887 dall’architetto Vivarelli per Ferdinando Martini, giornalista, letterato, statista, secondo un gusto eclettico tipico della fine del secolo, la villa si presenta come un elegante blocco quadrato, articolato su due piani, circondata da un vasto parco collegato da ben cinque scale con piano rialzato.
All’interno, eleganti ambienti con soffitti a cassettoni decorati con tondi in ceramica policroma.
Il parco circostante contiene numerosi esemplari di pregiate piante ornamentali ed essenze assai rare come sequoie, canfori, pini piangenti e cedri dell’Atlante.
La villa, dopo essere stata acquistata dall’Amministrazione Comunale nel 1981 e dopo un attento restauro, è stata inaugurata il 26 giugno 1988 dall’allora Presidente del Senato Giovanni Spadolini.
La Villa ha assunto in questi anni la sua definitiva configurazione di Museo di Arte Contemporanea e del Novecento per la programmazione e realizzazione della maggior parte dei progetti curati dall’Assessorato alla Cultura.

Villa Medicea

La villa medicea di Montevettolini si trova all’estremità settentrionale del colle poco distante dalla pieve di S. Michele Arcangelo, dalla canonica e dalla piazza del Comune.
La villa fu fatta costruire dal Granduca Ferdinando I e la sua realizzazione venne affidata a Gherardo Mechini, nominato nel maggio di quello stesso anno “Architetto di Sua Altezza” e già capomaestro a servizio del Granducato fin dal 1581; venne realizzata fra la fine del cinquecento e il primo ventennio del seicento. L’edificio per tutto il periodo successivo rimase pressochè immutato nel suo aspetto complessivo e mantenne i propri caratteri austeri, presentando una fisionomia imponente e severa, che ha l’aspetto di fortilizio; è intonacato di bianco con semplici angolature in pietra e con i profili di porte e finestre fatti con conci di pietra serena, liscia o a bugnato.

Fu costruito incorporando nel fabbricato alcune strutture preesistenti del sistema difensivo del borgo. Alla nuova costruzione, infatti, furono annesse la rocca e una delle sei torri della cinta muraria: quella della porta del Cantone. Queste strutture furono in gran parte smantellate e una parte del materiale venne riutilizzata per realizzare il nuovo edificio.

La rocca e la torre furono unite da un corpo di fabbrica a due piani, oltre quello terreno, dei quali il primo è quasi interamente occupato da un vasto salone di rappresentanza. Il lato sinistro dell’edificio, quello in cui è stata incorporata la torre, è più alto di un piano perchè situato su un dislivello del terreno; su questo lato appena sotto la gronda del tetto si alternano, con un ritmo molto serrato, piccole finestre e aperture simili a guardiole. Lungo tutto il perimetro del palazzo all’ultimo piano si ha una successione, piuttosto regolare, di finestre quadrate con mostre in pietra e piccole feritoie sottostanti, lo stesso ritmo lineare si ripete per le più grandi aperture del piano nobile, mentre al piano terreno finestre e porte sono aperte senza rispettare questa scansione.
L’aspetto di fortilizio del palazzo è accentuato da quattro garitte, anch’esse munite di feritoie e guardiole.

Fattoria Medicea

In località Le Case sorge la Fattoria Medicea, la “Casa Grande” che faceva parte dei possedimenti della villa granducale di Montevettolini. Nel corso del tempo la tenuta fu interessata da continui interventi relativi all’espansione dei poderi, alle opere di bonifica, alla costruzione e al ripristino di case e annessi rurali, allo sfruttamento diversificati delle terre, che modificarono più volte l’aspetto del territorio.
Nel 1650 furono acquistati dalla famiglia fiorentina dei Bartolomei due terzi della proprietà medicea di Montevettolini, compreso l’edificio della fattoria. I Bartolomei, investendo notevoli capitali, ne favorirono lo sviluppo agricolo, trasformando la fattoria in una delle più redditizie della Valdinievole.
Nel settecento la gestione amministrativa venne trasferita in pianura dove furono costruite, in località detta Le Case Nuove, nuove fabbriche destinate ad usi diversificati.

Nella prima metà dell’Ottocento con il marchese Ferdinando Bartolomei, il grande edificio granducale delle Case, opportunamente restaurato, divenne una fattoria all’avanguardia dove si sperimentavano le tecniche colturali che stavano rivoluzionando l’agricoltura in Toscana.
Oltre ad intervenire nella coltivazione con l’uso di nuove macchine, il Bartolomei realizzò nella fattoria una cascina sul modello lombardo con vacche svizzere da latte per la produzione di burro e formaggio.

Oggi il vasto complesso, ancora contraddistinto dallo stemma mediceo, è stato totalmente restaurato dalla famiglia dei principi Borghese, attuali proprietari, e dato in gestione per manifestazioni e cerimonie, come centro congressuale, fieristico e di ristorazione di alto livello.

Chiesa di Cristo Redentore

La Chiesa ha una copertura inclinata in travi lamellari di legno con altezza crescente verso l’altare; in corrispondenza del presbiterio la copertura subisce un rialzamento in modo da consentire l’inserimento di finestrature e sottolineare l’importanza della zona dell’altare con il passaggio della luce naturale.
La Chiesa ci offre due viste laterali interne contrapposte: un lato spoglio e compatto, caratterizzato da tre lesene che giungono fino alle travi della copertura, pronto ad accogliere opere d’arte; il lato opposto appare caratterizzato da tre archi sorretti da colonne che immettono in una navata laterale che funge da filtro d’ingresso alle 3 cappelle. La successione delle tre cappelle evoca il percorso sacramentale: Battesimo, Confessione e Comunione; la prima cappella che ospita il fonte battesimale ha superficie ed altezza minore rispetto all’ultima che accoglie il Santissimo, questo per sottolineare l’importanza e la successione del percorso sacramentale.
Il 15 dicembre 2002: è stata collocata nel presbiterio la statua del titolare della chiesa “Cristo Redentore” opera di Jorio Vivarelli. Scultura in bronzo alta 4 metri.

Monsummano Alto – Il Castello

Il colle di Monsummano sorge alle falde settentrionali del Montalbano, elevandosi con la sua forma tronco conica per circa 340 metri sul livello del mare, dove il torrente Nievole si getta nella pianura. Luogo viario strategico, in posizione dominante sul Padule di Fucecchio e sulla Valdinievole, il colle di Monsummano Alto fu fortificato almeno dall’XI secolo con un sistema difensivo accresciuto ed ampliato nel corso del tempo fino a comprendere nel basso medioevo tutta la sommità del colle. Del castello di Montesommano si hanno notizie documentarie a partire dal 1005, quando dipendeva dalla abbazia di Sant’Antimo in Val d’Orcia e fu in parte ceduto a Ildebrando degli Aldobrandeschi. Dopo vari passaggi di proprietà, nel 1218 il castello fu venduto al Comune di Lucca, benché già da alcuni anni gli abitanti del castello si fossero costituiti in comune rurale con proprie magistrature. Nel 1328, dopo la morte di Castruccio Castracani, Monsummano aderì con Montevettolini ed altri undici castelli alla Lega della Valdinievole contro Firenze, alla quale dovette tuttavia sottomettersi un anno dopo, per accogliere poi, nel 1331, il primo podestà imposto dalla città dominante, secondo quanto stabilito dal nuovo statuto. In seguito la signoria fiorentina, pur continuando ad inviare i propri podestà ad amministrare la giustizia nel castello, si impegnò a mantenere i diritti sanciti dagli statuti, che si conservano presso l’Archivio Comunale nell’edizione del 1372. L’appartenenza al distretto fiorentino soffocò lo sviluppo della comunità di Monsummano, che già dalla fine del XIV secolo, configuratasi come borgo rurale, si avviò verso una progressiva decadenza, determinata anche dal rimpaludamento dei terreni circostanti il colle e dalla conseguente interruzione dei percorsi viari. A partire dagli inizi del Seicento, ai piedi del colle di Monsummano si andò sviluppando intorno al Santuario della Madonna della Fontenuova l’abitato di Monsummano Terme. Capoluogo della Comunità delle Due Terre, che comprendeva anche il castello di Montevettolini, il nuovo centro assunse ben presto interamente le funzioni economiche e amministrative del territorio. Dell’antico castello sul colle si conservano oggi i resti della cerchia ellittica delle mura, che lo cingevano per un perimetro di circa due chilometri, e due delle tre porte di accesso: la porta di “Nostra Donna”, a nord-ovest, e quella detta “del Mercato” o “Porticciola”, che si affaccia, pressoché intatta, verso il colle di Montevettolini. Delle numerose torri di cui era munito il castello resta, all’estremità occidentale della cinta muraria, una robusta torre pentagonale, diruta, che è una tra le più imponenti di tutta la provincia. Al suo interno si poteva accedere solo da una piccola apertura posta a circa 7 metri da terra, raggiungibile con una scaletta a pioli, probabilmente retrattile.

Nella sua forma attuale l’impianto della torre, restaurato in parte nel primo Novecento, è databile agli inizi del XIV secolo. L’edificio meglio conservato del borgo è la chiesa di San Nicolao, prospiciente l’antica platea communis, fondata nell’XI secolo e compresa, nel plebato di Neure (o de Montecatino), entro la diocesi medievale di Lucca. La chiesa, che nella sua forma attuale risale ai primi decenni del XIII secolo, ha un impianto sobrio e austero, ad una sola navata con presbiterio soprelevato, copertura a capriate ed abside semicircolare, nascosta all’esterno da una costruzione più tarda. La muratura è in pietra a vista e la facciata presenta in alto segni di rimaneggiamenti successivi. Da una gradinata si accede al portale centrale d’ingresso, inquadrato da massicci stipiti e architrave, sul quale si imposta l’arco a sesto acuto della lunetta. In alto, appena sotto gli spioventi del tetto, si apre un piccolo oculo centrale. All’interno due altari barocchi sono addossati, l’uno di fronte all’altro, alle pareti laterali dell’aula. All’altare di sinistra la pregevole Annunciazione seicentesca di scuola toscana appare purtroppo in pessimo stato di conservazione, così come le formelle con Scene della Vita di Cristo e di Maria, legate ai misteri del Rosario, che inquadrano, sull’altare di fronte, la nicchia contenente la statua della Vergine. L’opera più interessante che si conserva nella chiesa è il grande Crocifisso ligneo, databile tra il XIV e il XV secolo, che sovrasta la navata dal centro del presbiterio, in una teca posta sopra l’altare maggiore. Il corpo della chiesa è affiancato a sud dal campanile quadrangolare, di impianto più tardo, impostato su di un arco a tutto sesto, che dà accesso, da una galleria voltata a botte, ad una terrazza naturale affacciata sulla valle, dove si apre la porta laterale della chiesa. In questo spazio si trova, a nord, l’antica chiesa di San Sebastiano, di fronte alla quale recenti scavi hanno portato alla luce le fondamenta di due edifici, dove sono stati rinvenuti frammenti di ceramica di varie epoche. Seminascosti dalla boscaglia che circonda il nucleo centrale del castello si conservano ad ovest i resti di un convento e nella zona orientale, nei pressi della torre, i ruderi dell’antico Spedale di San Bartolomeo.

Montevettolini

Alle falde nord occidentali del Montalbano, a poco più di quattro chilometri dal centro di Monsummano Terme, sorge il borgo di Montevettolini, arroccato sulla sommità del colle, a 187 metri sul livello del mare.
Fondato intorno al XII secolo il castello ebbe subito una vita fervida e ricca, animata tra l’altro dall’attività delle dodici confraternite del paese, e divenuta ancora più prospera quando i primi granduchi medicei elessero Montevettolini a luogo di sosta per la caccia.
Alla fine del XVI secolo Ferdinando I incaricò Gherardo Mechini e Domenico Marcacci di costruire la possente villa, oggi di proprietà dei principi Borghese, che domina il paese dall’estremità occidentale della cinta muraria.

Negli anni in cui fu frequentato dalla corte medicea, il borgo si arricchì di sontuose dimore patrizie, molte delle quali conservano pregevoli opere d’arte. Si ricordano le case Mimbelli, Tonini, Bardelli, Barbacci e Bargellini. Quest’ultima, in particolare, si dice che vantasse gli affreschi, oggi perduti, di Giovanni Mannozzi da San Giovanni, eseguiti quando il pittore, sfuggito alla pestilenza che infuriava a Firenze, dipingeva le lunette nel portico del vicino Santuario della Madonna della Fontenuova a Monsummano Terme.

Nel tessuto urbano del borgo si individuano ancora le tracce del suo primitivo impianto medievale, riconoscibile nell'”isola” quadrata sul lato occidentale della piazza della chiesa, proprio di fronte all’antico Palazzo Comunale.
Dell’ultima e più ampia cinta muraria, di cui oggi rimangono pochi resti, si ha notizia nel 1366, quando, per ordine della Signoria Fiorentina, le mura furono restaurate e munite di bertesche. Più volte riattate nel corso dei secoli, furono in gran parte abbattute a partire dal 1607, per costruire una strada di circonvallazione.
A difesa del castello si elevavano sei torri, cinque a pianta quadrata ed una ottagonale, detta “dello Sprone” o “delle Murina”, ad ovest, subito sotto l’abitato. Davano accesso al paese tre porte: quella “del Montaletto”, distrutta nel 1830, quella “del Vicino”, a nord, detta anche “del Malvicino” e poi “dei Barbacci”, l’unica che si conserva ancora integra, e la porta detta “del Cantone”, che fu inglobata nella villa medicea. La stessa sorte subì anche la rocca che dominava dall’alto il paese.

Nel borgo esistevano due oratori, quello di San Francesco, ad ovest della chiesa, presso il quale fu istituito un ospedale durante la peste del 1348, e quello del Corpus Domini, nella piazza Bargellini, oggi sede della Società Filarmonica del paese, fondata nel 1863.
L’edificio dell’antico Palazzo Comunale, che dal XIII secolo rappresentò il potere politico ed amministrativo del castello, conserva intatta la suggestione del suo glorioso passato, Sulla facciata sono affissi gli stemmi del podestà, in pietra e in ceramica invetriata, mentre al piano terreno sono state tamponate, a sinistra la loggia che si apriva sulla strada, e a destra la porta di accesso all’antica torre di guardia inglobata nell’edificio.
Torri medievali furono utilizzate anche per il campanile della chiesa. Quello più antico, abbattuto nel 1729, era incorporato all’interno dell’edificio ecclesiastico, mentre la torre campanaria attuale, realizzata nel XV secolo adattando un’altra torre di guardia, è addossata al presbiterio ed impostata su una galleria voltata a botte che dalla via detta del Portone immette nella piazza Bargellini.

Sul luogo della chiesa del paese sorgeva fin dal XII secolo una cappella dedicata a San Michele, dipendente dalla pieve di San Giovanni Battista e San Lorenzo a Vaiano. Ampliata nel corso dei secoli con l’aggiunta delle due navate laterali e del loggiato esterno, la chiesa fu elevata a pievania dopo la soppressione della pieve di Vaiano, nel 1449, quando prese anche la dedicazione a San Lorenzo.

L’aspetto attuale della chiesa si deve alla ristrutturazione operata da Vittorio Anastagi a partire dal 1733, quando l’edificio ecclesiastico fu sopraelevato e coperto a volta. All’interno fu allestito il prezioso altare maggiore in marmi policromim opera di Bartolomeo Moisé da Seravezza, mentre le pareti furono arricchite da decorazioni in stucco e dagli affreschi firmati nel 1740 da Felice Balsan, un modesto pittore originario dell’isola di Malta. La Chiesa conserva numerose opere d’arte.

Dal colle di Montevettolini partono i Percorsi Trekking lungo le vie di collegamento tra i castelli della Valdinievole ed il Montalbano. I sentieri segnalati dal C.A.I. offrono agli amanti della natura piacevoli passeggiate nel verde della rigogliosa vegetazione mediterranea, con soste d’obbligo per ammirare i suggestivi scenari che si aprono sulla vallata e verso l’Appennino.

Scendendo dal paese verso est, è consigliabile una visita al seicentesco oratorio della Madonna della Neve, dove si conserva l’affresco con la Madonna col Bambino e Santi, opera di un maestro del XV secolo affine a Gentile da Fabriano. Presso l’oratorio si può assistere ogni anno, in agosto, alla “Festa della Madonna della Neve”, solennità per la quale si invitano a Montevettolini parenti e amici.
L’evento più suggestivo dell’intera Valdinievole si celebra a Montevettolini ogni tre anni, il Venerdì Santo, quando si svolge la Processione del Gesù Morto, che dal Cinquecento ripercorre le tappe della passione di Cristo e della salita al Calvario.
Un’altra solenne processione in costume, detta del “Ringraziamento”, si svolge il martedì successivo alla Pasqua.
La magica atmosfera medievale che si respira per le vie del borgo, la bellezza paesaggistica e architettonica invitano a trascorrere a Montevettolini piacevoli soggiorni.

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