Un percorso che ci porta alla scoperta degli antichi castelli delle colline pisane, antiche fortezza sorte nell’età rinascimentale toscana e sviluppatesi con l’avvento dei comuni. Il percorso si snoda tra gli antichi borghi dei piccoli comuni del pisano, dove ancora è possibile respirare l’aria del periodo comunale, dove le lunghe lotte tra comuni imperversavano.
Roccaforte di confine eretta nell’XI secolo, residenza delle famiglie nobili e sede del Vicario di Giustizia, il Castello di Lari è attualmente sede del Museo: al suo interno si possono visitare la Sala del Tribunale del XVIII secolo, la Sala dei Tormenti con gli strumenti di tortura, e i sotterranei con le prigioni dei secoli XVI-XIX. Le sale storiche conservano reperti archeologici, numerose opere dei Della Rabbia, e resti di affreschi dei secoli XIV e XV. Il castello è attualmente sede del Museo Civico Baldinucci, che espone reperti e documenti della storia di Lari.
Si tratta del castello che ancora oggi domina il paese e tutto il nucleo storico che lo circonda. È delimitato da una porta di accesso ed è ricco di alcuni palazzi del XVI e del XVII secolo, il più importante dei quali è quello dei Tonini, un tempo anche villa medicea con all’interno numerosi affreschi del Giarrè. Intorno all’attuale Castello Tonini sorgevano in epoca medievale altri castelli, oggi scomparsi o ridotti a ruderi, che facevano parte di un sistema difensivo militare.
La costruzione della rocca fu commissionata a Filippo Brunelleschi, che realizzò un progetto ritenuto all’ora rivoluzionario. La costruzione iniziò nel 1435: molte chiese e palazzi furono abbattuti, la fortificazione inglobò una torre del XII secolo, che divenne il mastio della fortezza dalla struttura ancora medievale. La vera novità consiste in un insieme di ponti levatoi destinati, quando ritirati, ad isolare parti della fortezza dal resto.
Tale sistema difensivo sarebbe scattato nel caso che il nemico fosse riuscito a penetrare in una zona della fortezza. Perfezione geometrica del tracciato e gioco delle proporzioni fra le singole parti sono le caratteristiche peculiari, del progetto del Brunelleschi.
La rocca sorge ad un’altezza di circa 500 metri e domina la val di Cecina e i torrenti del Possera, e del Pavone. ma sua fondazione risale ali XIII secolo ad opera dei Vescovi dl, Volterra e del XV secolo fece parte del territorio fiorentino, fu rinforzata e respinse, insieme alla vicina Montecastelli, le truppe di Alfonso d’Aragona. In origine aveva tre giri di mura m attualmente è rimasta la struttura centrale con torre altissima e visibile da molto lontano. La Rocca è raggiungibile a piedi dopo una salita di circa un chilometro.
Le fortificazione, da sempre contesa nelle alterne lotte tra Pisa e Lucca, in quanto fulcro del vasto sistema difensivo di questa delicata zona di confine, sembra risalire a prima del Mille. Sopra il borgo si stagliano imponenti le alte mura che racchiudono il cuore della fortificazione:
Sono tuttora visibili le successive aggiunte in mattoni del Sangallo, risalenti al XV secolo, che contrastano con la scura pietra della costruzione medievale. L’unica porta di accesso, ancora sovrastata dagli stemmi dei vari podestà pisani e fiorentini, conduce all’interno della piazza d’Armi, dove è possibile ammirare i ruderi del mastio, ex torre di vedetta e nucleo più antico del castello. Sempre nel cortile interno i ruderi della residenza del conestabile e gli accessi ai sotterranei e alle cisterne dell’acqua. Le due torri angolari. chiudono le difese, mentre intorno alla rocca si trovano alcune torri di vedetta.
Nel territorio era presente fin dal 780 una roccaforte in posizione ideale per controllare il fiume Arno e la sua pianura fino al mare. La fortezza ha sempre costituito un quasi inespugnabile caposaldo per tutti gli eserciti e le potenze interessate alla conquista e al controllo del territorio circostante. L’aspetto attuale della fortezza è il risultato dei lavori di rafforzamento eseguiti dopo le molte guerre. La Verruca è considerata una struttura disomogenea a causa delle diverse fasi e dei diversi autori che ne curarono la costruzione. Le mura rappresentano uno dei pochi esempi di bastionatura eseguita con pietre di vario genere al posto dei caratteristici mattoni in cotto usati all’epoca per opere di architettura militare. In generale si nota che la costruzione deve essere stata eseguita con scarsa cura e senza il solito rispetto delle proporzioni, con una fretta eccessiva, probabilmente dovuta alla necessità di rendere difendibile questo punto nevralgico. Il fronte principale presenta torrioni cilindrici alle due estremità attribuiti all’architetto Luca del Caprina, con l’ingresso principale che si apre all’estrema sinistra del fronte stesso. Il bastione di nord-ovest è invece attribuito ad Antonio da Sangallo.
La possente rocca si trova su un versante collinare compreso tra i torrenti Sterza e Fascia, a 550 metri s.l.m., in posizione dominante sulle vallate dell’Era e in parte della Vai di Cecina. La costruzione poggia su un grosso masso di pietra alberese che rende inespugnabile il versante nord. Dalla fenditura che si trova sul masso deriva il nome di “pietra cassa”, ossia rotta.
La rocca è citata in un documento del 1028 che tratta di uno scambio di terre e castelli. Oggi la rocca è per la metà distrutta ma quello che resta testimonia lo splendore passato. Il suo nucleo più antico è costituito dalla torre di avvistamento, mentre la cinta muraria risale all’VIII secolo e si estende solo su tre lati del castello. L’unico accesso si trova lungo una muraglia di 45 metri che non ha feritoie o aperture, ed è posto ad un’altezza sopraelevata rispetto alla base in modo da essere murato dall’interno in caso di assedio. All’estremità della muraglia sono collocate due torri che presentano forme diverse: una più massiccia a base eptagonale e l’altra più slanciata a base quadrata.