Il borgo di Coreglia Antelminelli nacque durante l’Alto Medioevo, quando fu edificato il castello e, intorno ad esso, si sviluppò una piccola comunità. Il castello fu prima feudo dei Rolandinghi signori di Loppia, quindi sentinella avanzata della Repubblica lucchese. Nel 1316 divenne possedimento di Castruccio Castracani, grande capitano lucchese e capo ghibellino divenuto, in quello stesso anno, signore di Lucca. Nel 1341, Coreglia cade in mano ai Fiorentini, ai quali la ritoglie Francesco Castracani degli Antelminelli nel 1352.
Sotto Francesco Castracani il paese raggiunse il suo massimo splendore. Francesco Castracani ingrandì probabilmente la chiesa, dotandola di insigni opere d’arte, e si fregiò del nome di Conte di Coreglia nel 1355. Dopo il 1369 la sede dell’antica vicaria passò da Coreglia a Borgo a Mozzano. Nella prima metà del secolo, durante gli attacchi condotti contro le vicine località dai Fiorentini e dai loro alleati, rimase sempre fedele a Lucca. Tale fedeltà venne premiata dalla Repubblica nel 1562 con la costruzione del Commissariato di Coreglia che in pratica diede vita all’entità comunale tuttora esistente.
Il nome Coreglia Antelminelli deriva dal nome proprio di persona latino Corelius cui fu aggiunta, nel 1862 con decreto ministeriale, la specificazione “Antelminelli”, a ricordo degli Antelminelli che in questo territorio, nel Medioevo, furono prima vicari poi conti. Patria dei primi “figuristi” che diffusero nel mondo l’arte del gesso, ebbe nel secolo scorso figli che generosamente parteciparono alla campagne del Risorgimento, o che si distinsero per le loro capacità artistiche o le loro qualità di scienziati.
L’odierno paese di Piano di Coreglia ha avuto origine dall’unione di tre piccoli agglomerati urbani fortificati antichissimi, oggi conosciuti come Nestrignana (Villa di Cistrignana), Manciana e Colle (Colle Bertingo). Villa di Cistrignana, l’attuale centro storico, la chiesa parrocchiale e l’intera via di Nestrignana, era già conosciuta nel X secolo, era dotata di un castello e faceva parte del piviere di Loppia. Il castello, un avamposto delle difese di Coreglia, compare nei diplomi imperiali del 1185 e del 1242 come una delle fortezze più ragguardevoli della Garfagnana. Di Manciana e del suo castello, molto probabilmente solo un casale fortificato, abbiamo scarse notizie documentate e alla fine del XIII secolo, insieme al castello di Villa di Cistrignana, scompaiono del tutto, perché molto probabilmente era venuta meno la loro importanza strategica. Colle Bertingo, sorgeva tra le odierne località Colle e Santa Lucia. Il suo castello sorgeva in un piccolo tratto pianeggiante e, per alcuni secoli, ricoprì un ruolo importante all’interno del sistema difensivo di Coreglia.
La più antica notizia che abbiamo intorno a tale località risale al 1171, anno in cui i Lucchesi, sconfitti i Pisani presso Mozzano, lo ritolsero a questi che se ne erano impadroniti mettendolo a ferro e a fuoco. Lo troviamo menzionato con la sua chiesa parrocchiale di Santa Lucia nel “Libellus Extimi Lucanae Diocesis” (1260), nella “Decima della Tuscia” (1276-77) e nel catalogo delle chiese della diocesi di Lucca del 1387; figura poi tra i Comuni della Contea di Coreglia, nel Diploma Imperiale dell’8 maggio 1355 e, infine, in una carta del 1378, dove sono enumerate le città ed i castelli della Toscana fedeli all’Imperatore. Poi di Colle Bertingo, probabilmente distrutto da Niccolò Fortebracci, più nessuna traccia. Dopo la metà del secolo XVI, quando venne costituito da Lucca il Commissariato di Coreglia, gli abitanti di Nestrignana, Colle Bertingo, Manciana e Curchi entrarono a far parte di questa comunità come uomini del Piano di Coreglia. E con questo nome il paese è arrivato fino a noi, serbando il ricordo dei due centri più antichi nelle annuali fiere di san Lorenzo (10 agosto) e santa Lucia (13 dicembre).
Il paese, come tanti altri della media Val di Serchio, fino al XII secolo fu il potere dei Rolandinghi. Passò quindi ai Bizzarri, loro successori, i quali ne conservarono la signoria per ancora un secolo. Tracce di questo minuscolo potentato sono ancora visibili nella parte alta del paese, dove si può ammirare la suggestiva porta che faceva capo alla rocca, e il palazzo cinquecentesco dove la comunità teneva le sue riunioni. Interessanti sono a Lucignana certe pietre di case, ricche di fregi e di incisioni, provenienti forse dalle antiche dimore dei Bizzarri, e la chiesa parrocchiale del XII secolo che, pur trasformata nel tempo, rivela le primitive strutture romaniche sul lato prospiciente alla strada.
Vitiana si annuncia da lontano senza nulla nascondere. Una volta giunti nella piazza, le cui case fanno da contorno ad un oratorio di puro Rinascimento adornato d’affreschi, il paese sembra dileguarsi all’occhio indiscreto. Per trovarlo bisogna seguire strade tortuose, ripide, che si piegano alla maestà dei muri, sulle cui pietre il tempo ha una misura di secoli. Il sagrato è un balcone che fa da erbosa soglia alla chiesa; cadente e piena di fascino è la canonica, austera la torre. Nella cella campanaria muti sono i bronzi che commentarono gioie e pene. La più giovane di queste campane, del 1729, porta come unico fregio un Crocifisso. Le altre due sono gemelle e risultano fuse nel 1401. La prima, su di un rigo, in alto porta l’iscrizione: +MENTEM: DEO: PATRI(ae): LIBERATIONEM: MCCCCI; la seconda, sempre in alto su di un rigo, reca invece incisa la dedica al Santo patrono: +SANCTI: SILVESTRI: DE: VITIANA: M.CCCCI. Ambedue si uniformano nella preziosità dei fregi raffigurati, sui lati opposti, l’arcangelo san Michele e la Madonna, che racchiudono nella parte centrale tre croci sovrapposte, di cui una grande posta su tre gradini, interamente avvolta dalla vite, simbolo di Vitiana.
Nel III-II secolo a.C. la montagna di Tereglio risulta abitata da tribù liguri, come testimonia la necropoli di Margeglio. Ignote sono però le vicende del paese dalla sua fondazione fino al 1287, quando appare tra le comunità a cui erano stati accordati i privilegi della cittadinanza lucchese. Dal 1272 fece parte della vicaria di Coreglia, quindi della vicaria, poi contea, di Francesco Castracani. Castello di grande importanza strategica, fino al 1371 fu l’ultimo dominio feudale conservato in terre lucchesi dai figli di Francesco, e successivamente, specie nel XVII secolo, baluardo di difesa della Repubblica di Lucca contro le minacce che di continuo giungevano d’Oltreappennino. Degni d’attenzione sono in paese le zone medievali del Fortino e di porta Mezzana, i portali cinquecenteschi, casa Noccorini, la Dogana e casa Giannini, che ripetutamente ospitò nel secolo scorso, al tempo della costruzione della via di Foce da Giovo, la duchessa Maria Luisa di Borbone, letterati e scienziati insigni. Eccezionale, infine, la chiesa parrocchiale, per la struttura e le opere d’arte che conserva (Crocifisso berlinghieresco del XIII secolo, cantoria, soffitto a cassettoni, altari a intarsio). La chiesa rivela sul fianco nord importanti tracce della primitiva fabbrica romanica (XII secolo).
Il borgo di Ghivizzano, dalla fine del X secolo alla seconda metà del XIV secolo, fu feudo e giurisdizione dei Rolandinghi, poi dei Castracani, che lo elessero a residenza familiare e a centro delle loro operazioni militari. La sua importanza crebbe notevolmente sotto Francesco Antelminelli, prima vicario poi conte di Coreglia, che dal 1329 al 1355 dimorò a lungo in questo castello con la moglie Giovanna e il figlio Filippo, quindi con la seconda moglie Tobiola dalla quale ebbe più figli. Dopo la sua morte, avvenuta violentemente per mano dei figli di Castruccio, abitò a Ghivizzano Nicolao, figlio di Francesco, conservando la giurisdizione su tutta la vicaria della montagna, fino al 1369. Da allora Ghivizzano rimase pacifico possesso di Lucca, eccezion fatta per gli anni successivi al 1438 durante i quali, espugnato da Francesco Sforza, alleato di Firenze, divenne fino al 14 maggio 1441 un minuscolo potentato del famoso capitano. Poi tornò a far parte dello Stato lucchese.
L’ingresso al paese è dato da una porta ad arco, cupa e solitaria, da cui si snodano la via Piastronata, che conduce al centro, e la via Sossala (sub sala= sotto il palazzo), con cielo a volta illuminato solo da feritoie. Tale via avvolge il settore meridionale del castello, e dove si apre conduce ad ammirare archi, ripide scalette, ballatoi di legno sospesi, finestrini in mattone, torri divenute terrazze. La chiesa di San Pietro, innalzata nel 994 dai Rolandinghi, restaurata e ingrandita in pieno periodo romanico dai Castracani, come ancora oggi rivela la parte di mezzogiorno, impegnò architetti e scultori che, dalla fusione della pietra col marmo trassero effetti resi superbi da figurazioni ovunque inserite a simboleggiare la fede di quell’epoca di ferro. Purtroppo il mutare dei gusti e, per ultimo, un violento terremoto, sconvolsero la purezza dell’antico disegno, e solo alcuni particolari sopravvivono ancora. Intatti però rimangono il campanile, la scalinata che conduce alla fortezza e la torre, e ben conservati, all’interno della chiesa di San Pietro, quadri di ottima fattura e un tabernacolo antico, e nella chiesa di San Antonio l’ambone di un pulpito e il fonte battesimale quattrocentesco.
Il paese ha origini antiche come rivela la zona fortificata di Camfumalbi, che ha restituito tracce d’un castelliere ligure e frammenti di ceramica romana. Con la denominazione di Grimignana è ricordato la prima volta nel 983 dal documento in cui si elencano le terre della pieve di Loppia. Per vari secoli abbiamo conferma della sua esistenza, poi scompare forse distrutto nel 1429 da Niccolò Fortebracci. Infine, dal XVI secolo all’alba del XIX secolo, i suoi abitanti vengono compresi nella comunità di Coreglia. Dell’età medievale in Gromignana forniscono ancora un valido accenno l’esterno della chiesa ed alcuni muri della fortezza sottostanti al campanile. Un notevole interesse storico sembrano avere gli scavi effettuati a Camfumalbi nei pressi dei Metatelli, dove è stato possibile rinvenire anche tracce di un secondo complesso fortificato, probabilmente di epoca medievale. Mentre del primo fortilizio di epoca ligure rimarrebbe soltanto la cinta muraria che guarda verso il torrente Segone, del secondo appare invece possibile riportare alla luce l’intero reticolato dei muri di base. Per l’accertamento del materiale rinvenuto e la continuazione delle indagini sono quindi necessari ulteriori lavori di scavo. Una nuova pagina si sta sollevando sulla misteriosa popolazione ligure, e Gromignana, il paese più piccolo e più disperso della Media Valle del Serchio, balza d’improvviso all’attenzione degli amanti di cose antiche e dei curiosi come centro di straordinario interesse. Nel paese si trova anche un complesso abitativo denominato “Casa per Ferie”. Dotato di ampio e comodo parcheggio privato e di tutti i servizi necessari, può accogliere 35 persone. Adatto per ospitare i campeggi della gioventù, in ogni stagione dell’anno offre ai visitatori un soggiorno di completo relax, proprio per la sua felice posizione e per l’ambiente immerso nella quiete e nella natura incontaminata.
Il Comune di Coreglia Antelminelli è immerso in un paesaggio naturale mozzafiato. Un territorio che mescola la natura in un insieme dalla particolarissime sfaccettature. Il microclima presente ha permesso lo sviluppo di una flora ricchissima, grazie anche alla protezione degli Appennini, che fanno da barriera ai venti gelidi e favoriscono piogge frequenti. La maggior parte del territorio è ricoperto da boschi verdissimi, per la prevalenza di castagno, ma sono presenti anche il faggio, il carpino nero, l’orniello, il leccio, l’acero, il salice, il tiglio selvatico, il maggiociondolo ed il raro tasso, pianta sempreverde dalle foglie velenose.
L’intera zona è popolata da molte specie animali: tra i mammiferi sono presenti il capriolo, il daino, la lepre, la marmotta, la martora, la puzzola, lo scoiattolo, e la volpe.
L’avifauna è rappresentata da diverse specie di rapaci tra le quali l’aquila reale, l’astore, lo sparviere, la poiana, il falco pecchiaiolo, il gheppio, il falco pellegrino. Tra i passeriformi si elencano la ballerina gialla, il codirosso spazzacamino, il culbianco, il merlo acquaiolo, la rondine montana, il picchio muraiolo e lo zigolo muciatto.
Numerose sono le possibilità per chi desidera trascorrere una piacevole vacanza nel territorio di Coreglia Antelminelli: passeggiate, trekking, escursioni a cavallo o in mountain bike, canoa sul lago. Per i più audaci è, inoltre, possibile noleggiare in piccoli gruppi elicotteri, presso l’eliporto di Castelnuovo, per vedere le meraviglie del territorio da un’altra prospettiva, oppure fare deltaplano nel Comune di Borgo a Mozzano. Gli appassionati di pesca possono dedicarsi alla loro attività preferita pescando la famosa trota Fario, la tinca e altri pesci nei numerosi laghi presenti nel territorio. Il più famoso di questi è il lago di Vagli, dove è anche possibile fare una gita in battello, sopra quello che è conosciuto come il paese fantasma, che riappare ad ogni svuotamento dell’invaso.
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