La Val di Cornia, ultimo spicchio meridionale della Costa degli Etruschi e della Provincia di Livorno, è un lembo di terra posto di fronte all’Isola d’Elba, alle spalle della città di Piombino, che si protrae verso il promontorio di Populonia e verso il mare, quasi a ricercare l’antica congiunzione con tutto l’Arcipelago Toscano.
Questa terra, in larga parte sottratta agli stagni ed alle paludi che caratterizzavano i suoi litorali fino al secolo scorso, rappresenta oggi uno straordinario patrimonio di testimonianze ambientali e culturali, che fanno di quest’area un’interessante alternativa rispetto alle tradizionali mete turistiche: un luogo dove natura e archeologia si amalgamano per farvi scoprire il fascino della “Toscana Minore”.
Una Toscana ancora non molto conosciuta ma turisticamente molto apprezzata da chi già l’ha scoperta.
Le molteplici realtà archeologiche e naturalistiche dei Parchi della Val di Cornia fanno di quest’area un’interessante alternativa rispetto alle tradizionali mete turistiche: un luogo dove natura e archeologia si amalgamano per farvi scoprire il fascino della Toscana minore, turisticamente molto apprezzata da chi già l’ha scoperta. In questa sezione troverete tutte le informazioni relative alle modalità di visita previste, gli orari, le tariffe e le promozioni. Risale al periodo della dominazione napoleonica l’allargamento e la ricostruzione totale, a tempo di record della strada litoranea San Vincenzo – Piombino, avvenuta nel 1804-1805 per accogliere nella città di Piombino la principessa Marianna Bonaparte poi Elisa Baciocchi, alla quale il fratello Napoleone aveva assegnato il principato di Piombino, con l’aggiunta in seguito di quello di Lucca.
Si estende tra le pendici del promontorio di Piombino ed il Golfo di Baratti , dove sorgeva la città etrusca e romana di Populonia, nota fin dall’antichità per l’intensa attività metallurgica legata alla produzione del ferro. Comprende una parte significativa dell’abitato etrusco e romano di Populonia, con le sue vaste necropoli, le cave di calcarenite ed i quartieri industriali in cui si lavorava il minerale di ematite, proveniente dai giacimenti dell’isola d’Elba, per ricavare lingotti di ferro. Il parco è articolato in diverse aree di visita che permettono di cogliere la trasformazione del paesaggio nel corso dei secoli.
La costa boscosa del promontorio è rivolta verso l’arcipelago: le sagome scure delle isole fra cui l’Elba e la Corsica hanno costituito fin dall’antichità le quinte sceniche di un paesaggio di terra e di acqua. Fino alle bonifiche moderne, infatti, la pianura che si estende all’interno del promontorio di Piombino era un susseguirsi di laghi e lagune, ricche di pesce e di vegetazione palustre.
Questo era il paesaggio del IX-VIII secolo a.C., quando sull’acropoli furono costruite importanti capanne per ospitare le più antiche aristocrazie di Populonia. Di queste capanne restano deboli e suggestive tracce sulla sommità dell’acropoli, non distanti dalle monumentali strutture di un’altra Populonia, quella romana che intorno al II secolo a.C. costruisce importanti templi, terme e santuari proprio nel cuore della città. Una rete di itinerari unisce la città delle case e dei templi alla città industriale e alle necropoli che si adagiano sulle prime colline che cingono l’insenatura. I percorsi, oggi come nell’antichità, seguono strade basolate, attraversano boschi e macchia mediterranea e si aprono su inaspettati scorci rivolti alternativamente sul golfo di Baratti o sul mare aperto e l’isola d’Elba. Uno di questi tracciati si spinge fin verso un altro paesaggio, quello del Medioevo. Fra i boschi del promontorio i ruderi del monastero benedettino di San Quirico raccontano di una città scomparsa e di un rinnovato interesse per le risorse naturali e minerali della regione.
Situato alle spalle di Campiglia Marittima e del promontorio di Piombino, il parco si estende su un’area di circa 450 ettari.
I percorsi di visita si snodano tra musei, gallerie minerarie, un borgo medioevale di minatori e fonditori fondato circa mille anni fa, e sentieri di interesse storico, archeologico, geologico e naturalistico.
La visita del Parco inizia dal museo dell’Archeologia e dei Minerali, presso l’edificio della Biglietteria, e prosegue, con una guida esperta, nella Miniera del Temperino, alla scoperta dell’evoluzione delle tecniche di ricerca ed estrazione dei minerali e della bellezza e fascino del mondo sotterraneo.
Uscendo dalla Miniera si sale verso l’area di Pozzo Earle, dove gli allestimenti dei Musei delle Macchine Minerarie e dei Minatori raccontano al visitatore gli ultimi decenni di storia mineraria.
Si arriva così alla visita in treno della Galleria Lanzi-Temperino, ripercorrendo il tragitto dei minerali, dalle miniere della Valle del Temperino agli impianti di trattamento della Valle dei Lanzi.
All’arrivo del treno in Valle Lanzi, i visitatori possono infatti notare impianti minerari che, nati per la flottazione del minerale, furono riconvertiti in impianti per la frantumazione del calcare.
Sullo sfondo di Valle Lanzi spiccano i resti della medioevale Rocca San Silvestro, che rappresenta il cuore del Parco e della sua visita.
Culturalmente e funzionalmente connesso al Parco archeologico di Baratti e Populonia, il museo rappresenta il principale polo espositivo del Sistema dei Parchi della Val di Cornia ed illustra, attraverso suggestive ricostruzioni dei paesaggi, delle attività e degli ambienti antichi, le trasformazioni legate al popolamento del promontorio dalla preistoria fino all’età moderna.
E’ sito nel Palazzo Nuovo, nel centro storico di Piombino, realizzato agli inizi dell’ottocento per i regnanti Felice e Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone, all’interno della “Cittadella” fortificata, alla cui progettazione contribuì Leonardo Da Vinci.
Il ricco patrimonio archeologico che costituisce l’oggetto dell’esposizione è stato trasferito al Museo in virtù di una innovativa convenzione stipulata fra Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Soprintendenza Archeologica per la Toscana), Parchi Val di Cornia Spa e Comune di Piombino, sulla base dei principi legislativi che regolano i rapporti di collaborazione fra Stato Regione, Enti Locali e Imprese Culturali.
Il museo, che si estende su 1800 mq disposti su tre piani, ospita oltre duemila pezzi, tra manufatti preistorici, reperti provenienti dagli scavi delle necropoli etrusche di Populonia e del suo territorio, e materiali di epoca romana.
Tra questi, la celeberrima Anfora d’argento (foto in alto), rinvenuta nel 1968 nel tratto di mare tra Baratti e San Vincenzo, oggetto di pregevolissima fattura e di grande valore intrinseco ed artistico, e il pregevole Mosaico dei Pesci, di epoca romana.
Il progetto scientifico di allestimento, curato dal dipartimento di Archeologia dell’Università di Siena, ha posto grande attenzione agli aspetti della didattica e della comunicazione del dato scientifico. Il percorso proposto ha come chiave di lettura il rapporto storico tra uomo, territorio e risorse, fra le quali assume particolare rilievo il tema della produzione siderurgica antica e recente.
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