Costruita su una base di roccia trachitica, Roccastrada gode di una posizione invidiabile, balcone affacciato sui versanti senese e grossetano. Centro amministrativo del territorio comunale, il paese si alza fino ai 475 mt., con una popolazione di circa 2700 persone. Attorno al suo centro storico, che conserva una bella chiesa di origine duecentesca intitolata a San Nicola, si sono sviluppate nuove aree di insediamento, tra cui il “Nuovo Centro”, costruito intorno alla strada statale, che la qualità degli edifici, la presenza di parcheggi, dei luoghi di sosta e di passaggio per i pedoni, insieme alle molteplici attività e funzioni, rendono quest’area il vero centro urbano di Roccastrada.
In questa zona incontriamo il municipio con la sua biblioteca, il teatro di impianto ottocentesco (Teatro dei Concordi), il cinema (Cinema Massimo) e il grande parco cittadino (Parco del Chiusone). Più a sud, alla base del borgo storico, troviamo un polo di servizi collettivi che conta una postazione del Distretto Sanitario dell’Azienda Sanitaria Locale n. 9, un Istituto Geriatrico e una sede della Formazione Professionale. Distante dal centro abitato, con accesso comunque dalla centrale Piazza Gramsci, incontriamo un insediamento di impianti sportivi e scolastici (scuola media).
Centro di quasi mille abitanti, sui 530 mt. di altezza, ha la parte antica ben conservata, innalzata sulla base rocciosa -uno sperone trachitico del Sassoforte- che ne costituisce gran parte del valore ambientale. Il vero centro funzionale è via Roma, sede di attività produttive e di servizi, su cui si è sviluppato parte del complesso edilizio moderno. L’abitato è assai frazionato lungo la strada provinciale fino a congiungersi con quello di Sassofortino. Come per altre località della zona, la posizione isolata sulla sommità della roccia consente la visione di un panorama invidiabile, su tutta la pianura grossetana. Il bosco che circonda la zona è luogo di relax e di tonificanti passeggiate.
A solo qualche chilometro da Roccatederighi, c’è il paese di Sassofortino, quasi 900 abitanti, ad un’altezza di 570 mt. Di origine tardomedievale, a causa dell’abbandono del castello di Sassoforte, ha registrato il recente sviluppo lungo la strada provinciale, con una diversità tra la parte più antica e quella più moderna. A monte, tra la zona boscata del Sassoforte e l’area di costruzione più recente, troviamo il Parco della Sorgente, di notevole interesse per la sua qualità ambientale e urbanistica. Scendendo dal paese verso valle, lungo una suggestiva e ripida stradina (strada del Peruzzo), troviamo la Pieve di Caminino, chiesa romanica dell’XI secolo.
Famoso per la sua rocca immortalata da Simone Martini nel “Guidoriccio”, Montemassi è un piccolo centro di quasi 200 abitanti, ad un’altezza di 280 mt. Attualmente si trova investito di una serie di lavori per la riqualificazione urbana ed edilizia, all’interno dei progetti previsti dal “Patto Territoriale per lo Sviluppo”. L’area che comprende l’attuale Centro Polifunzionale (che diverrà anche centro di documentazione sull’intera zona archeologica), il piccolo parco della Rimembranza e le attrezzature sportive esistenti è ora concepita come struttura urbana di supporto alle attività culturali legate alla presenza del castello. Montemassi si sta anche espandendo lungo due direttrici, alle spalle della piccola chiesa della Madonna e lungo il vecchio tratto della strada provinciale, più in basso.
Posto al centro dell’area del Monte Leoni, il paese gode di una straordinaria vista che gli consente di dominare tutta la pianura. L’accesso dal piano è possibile lungo un’unica strada che ha anch’essa una grande forza panoramica. Ormai ridotto a qualche decina di abitanti, Sticciano (detto anche Sticciano Alto in contrapposizione con il paese a valle lungo la ferrovia) è un borgo medievale di notevole valore, con una splendida chiesa del XII secolo intitolata alla SS. Concezione e più nota come Pieve di S. Mustiola.
A qualche chilometro da Torniella, troviamo Piloni, con un centinaio di abitanti, insediamento recente che nel Catasto Leopoldino di inizio ‘800 era segnalato come agglomerato di qualche unità abitativa. Non ha struttura urbanistica definita e probabilmente la sua funzione è stata quella di villaggio di lavoratori legati alle attività dei boschi e alla lavorazione della pietra, come sembra testimoniare il nome, forse sinonimo di “monoliti”, “pilastri”. Nella piazzetta centrale, si trova la piccola chiesa costruita nel 1819, intitolata “S. Maria delle Grazie”.
Come Torniella, recentemente è stata teatro di una forte immigrazione, proveniente dalla ex Jugoslavia (Bosnia e Macedonia), dedita ai lavori stagionali di taglio nel bosco.
Il percorso prende avvio dall’altura del “Battifolle”, struttura dal cui interno l’esercito senese condusse l’assedio del 1328, rappresentata nel celebre affresco di Simone Martini, la cui paternità e datazione sono oggi comunque al centro di roventi polemiche.
Sulla collina oggi si riesce a malapena ad immaginare la collocazione dell’enorme macchina d’assedio, poiché lo steso governo senese ne decretò la demolizione per evitare che cadesse nelle mani dei suoi nemici: la sommità dell’altura, vagamente pianeggiante, appare limitata su tre lati da una ripida scarpata che a tratti lascia intravedere qualche brano dei muretti di terrazzamento.
Per la visita a Montemassi si prosegue alla volta del borgo. Dal parcheggio ubicato sotto la rocca si sale per una strada sino ad un gruppo di case che costituivano in antico il limite settentrionale della cinta del borgo. Giunti alla fine della salita si notano sulla destra i resti della cinta muraria medievale, tra i quali si riconosce il basamento di una piccola torre rettangolare, che costituisce una delle poche strutture sopravvissute alle distruzioni del 1260 decretate dal governo ghibellino di Siena. Lasciata la strada, si sale per un sentiero ricavato nella viva roccia che conduce al ciglio della rupe; da questo punto di vista decisamente privilegiato, si gode verso il basso di una veduta che abbraccia le casupole del borgo, i cui tetti in cotto degradano verso la splendida campagna sottostante. Tornando sui propri passi, si imboccano sulla destra le stradine lastricate che conducono verso il centro storico. Scendendo così verso il borgo, si notano disposti ai margini del viottolo i pesanti proiettili di pietra calcarea che si ritrovano in gran numero tra le case del paese, accantonate in un angolo o disposte ordinatamente presso le abitazioni.
La via conduce all’attuale parrocchiale di S. Andrea, posta sulle pendici meridionali dell’altura e collocata in corrispondenza del principale asse viario del borgo meridionale del castello. L’edificio religioso, fortemente rimaneggiato, presenta fasi costruttive trecentesche -riconducibili su base documentaria all’iniziativa di Nello di Inghiramo Pannocchieschi- e conserva al suo interno una interessante campana bronzea degli anni immediatamente successivi alla conquista senese.
Attraversato il borgo e scesi sino ad oltrepassarne le mura in corrispondenza di una porta in pietra ben conservata, si volta verso destra e si risale fino al piazzale da cui è inziata la visita, mentre al di sopra incombe, sempre presente, la rocca eretta rupe verdastra.
Ripercorrendo i luoghi di culto tradizionali è possibile rintracciare, attraverso le testimonianze materiali, le trasformazioni della sensibilità religiosa della comunità di Montemassi. Sino dal secolo XI la storia del villaggio è intrinsecamente connessa a quella della chiesa di S.Andrea, che venne edificata per iniziativa degli Aldobrandeschi, signori del castello. L’intento dei fondatori era quello di promuovere lo sviluppo di una chiesa parrocchiale a discapito dell’antica chiesa battesimale di Caminino, posta nella vicina campagna. Secondo una radicata tradizione, il fulcro religioso del territorio di Montemassi era rappresentato da quest’ultima chiesa intitolata a S.Genziano, dove tra l’altro, i fedeli venivano battezzati e ricevevano una cristiana sepoltura. Nell’arco di un paio di secoli l’azione dei conti Aldobrandeschi fu in grado di scardinare queste antiche usanze a vantaggio della chiesa di Montemassi. Il culto ancor vivo di san Feriolo rappresenta la massima espressione delle resistenze opposte dalla popolazione a questo processo di trasferimento: la figura del martire, infatti, è rimasta strettamente legata alla fonte d’acqua posta presso la chiesa di Caminino, meta anche oggi delle processioni provenienti da paesi vicini e lontani.
In età moderna accanto al culto di Feriolo, rinvigorito ad opera di figure eremitiche, si svilupparono forme di religiosità più comuni, che determinarono anche la costruzione di nuovi edifici religiosi, come la chiesa della compagnia di S.Sebastiano e la chiesa della Madonna delle Grazie, che per motivi diversi erano molto care alle popolazioni afflitte da malaria e pestilenze.
L’itinerario prende avvio dalla chiesa della Madonna delle Grazie, edificio dalle forme tipicamente moderne dell’oratorio a pianta quadrata, con facciata caratterizzata da un semplice portale affiancato da finestre e sovrastato da un piccolo oculo. La cappella è circondata su tre lati da un tozzo porticato ad archi sorretto da robusti pilastri in laterizio, la cui costruzione non sembra anteriore al XVII secolo. Alla cura della cappella provvedevano le fanciulle del paese e la popolazione vi si recava a venerare un dipinto su tavola della Madonna.
Probabilmente l’oratorio occupò il sito ove sorgeva nel Trecento una cappella dedicata alla Vergine, che era stata eretta ai piedi dell’altura ove era stato edificato il battifolle del 1328 e che, secondo una tradizione locale ancora viva, era sorta proprio a metà strada tra la rocca di Montemassi e l’accampamento senese, vale a dire nel luogo in cui sarebbe stata concordata la cessazione delle ostilità, come ex voto per la pace riconquistata.
Percorrendo via del Capezzolo si entra all’interno delle mura del borgo e si giunge in piazza della Chiesa, da dove si risale un vicolo posto sulla sinistra che conduce alla chiesa di S. Sebastiano. Si tratta di un edificio religioso realizzato attorno al 1590 per iniziativa di una compagnia laicale, i cui confratelli vestivano nelle occasioni rituali una cappa di sacco di colore bianco. Successivamente l’edificio venne trasformato in stanza mortuaria, nell’Ottocento venne riconsacrato e poi di nuovo sconsacrato per divenire sede della Società Operaia.
Tornati sui propri passi, sulla piazza della Chiesa si affaccia la parrocchiale di S.Andrea. La prima notizia di questo ente religioso risale al secolo XI, quando era intitolata a S. Maria, S. Andrea apostolo e S. Genziano. Non conosciamo l’ubicazione orginaria dell’ente, che per un certo periodo occupò il pianoro sommitale della rocca di Montemassi, ma siamo a conoscenza di una sua ricostruzione nel sito attuale attorno ai primi anni del Trecento, per iniziativa di Nello Pannocchieschi. Come detto, attualmente la chiesa appare fortemente rimaneggiata, soprattutto nella facciata, frutto dell’accostamento di elementi decorativi eterogenei. La chiesa trecentesca aveva un impianto ad aula, sui cui fianchi in età moderna furono aperte le cappelle laterali, in origine dedicate a San Feriolo e a San Sebastiano. Il campanile risale al 1762, come ricorda una lapide, mentre la copertura dell’edificio venne realizzata tra il 1839 e il 1845.
Ultimata la visita, si risale alla volta della rocca per fare ritorno al punto di partenza dell’itinerario.
La vita quotidiana del borgo ha lasciato testimonianze umili e concrete, pertinenti soprattutto alle epoche più recenti poiché, nel corso dell’Ottocento e del Novecento, Montemassi ha subito profonde trasformazioni.
Dopo la fioritura medievale dell’abitato, la popolazione di Montemassi venne afflitta da diverse crisi epidemiche, tanto che alla metà del Quattrocento si lamentava che “continuamente la state vi so’ grandissime infirmitate di male aria et maremmane”.
Sino alle soglie della rivoluzione industriale la scarsa popolazione rimase concentrata nel paese, dedicandosi al lavoro stagionale nei latifondi della pianura e all’allevamento brado di maiali, capre e bufali, mentre solo dal Settecento venne introdotta la mezzadria con la creazione di poderi nelle campagne. Un ulteriore e più profondo mutamento nella società locale si determinò con l’apertura delle miniere di carbone di Ribolla, a circa quattro chilometri da Montemassi. Verso la fine dell’Ottocento la scoperta dei giacimenti di lignite fu accompagnata dalla realizzazione di una ferrovia per il trasporto del carbone e si verificò soprattutto in periodo bellico un forte sviluppo delle attività estrattive. Montemassi si trasformò, così, in un centro prevalentemente operaio sino alla crisi delle miniere, avviata nel 1948 e precipitata nel 1954, quando Ribolla fu teatro di una gravissima sciagura mineraria, nella quale l’esplosione del grisou provocò la morte di 43 persone.
Da piazza della Madonna si risale sino ad un gruppo di case che costituivano l’antico limite settentrionale della cinta del borgo. Il primo edificio posto sulla sinistra presenta una curiosa terminazione semicircolare, determinata dalla presenza di una torre cilindrica inserita nella cinta difensiva. Al suo interno aveva sede un frantoio, che conserva i resti di antichi impianti molitori: si tratta di una delle tre “oliviere” presenti a Montemassi alla metà del XVII secolo, appartenenti rispettivamente al marchese Malaspina, al marchese Bichi ed al comune rurale.
Dall’antico frantoio si discende per le viuzze del paese sino a giungere ad una terrazza posta all’estremità meridionale del borgo: in un orizzonte che spazia sino al mare si può ammirare uno splendido panorama sulle campagne sottostanti, punteggiate da olivi e bordate da boschetti di sughere e di cerri.
La discesa prosegue attraverso le stradine recentemente pavimentate utilizzando la pietra vulcanica locale; si tratta di vie particolarmente anguste e scoscese, che colpirono anche l’immaginazione degli antichi visitatori, secondo i quali ” le strade hanno piuttosto forma di tragetti, essendo corte e anguste”. Si passeggia tra case costruite facendo largo uso dei materiali locali e, spesso, delle pietre squadrate provenienti dalle fortificazioni medievali.
Prendendo per uno dei vicoli giungiamo al forno per il pane, sormontato da un arco acuto ancora annerito dal fumo; risaliamo poi alla chiesa di S.Andrea, di fronte alla quale si apre la principale piazza del paese. Qui per la festività del santo si teneva una fiera, animata da “merci di tutti i generi ed affluenza considerabile di popolo dai vicini paesi”. Durante il resto dell’anno la piazza costituiva il luogo d’incontro della comunità, i cui abitanti vi si radunavano anche per attingere acqua dalla sottostante cisterna pubblica. Lasciata la parrocchiale alle nostre spalle si giunge a piazza Salotto, dove recenti lavori hanno portato alla luce una cisterna minore, e si sale una piccola rampa, oltrepassando un arco realizzato in corrispondenza della cinta fortificata, per osservare a sinistra il grande palazzo dei marchesi Malaspina, feudatari di Montemassi. Nel 1632, infatti, il governo mediceo concesse il centro a Giovanni Cristofano Malaspina che stabilì la propria residenza nobiliare non sulla rocca, come i suoi predecessori, ma all’interno del tessuto urbanistico del borgo, presso l’estremità occidentale, in modo che il palazzo fosse accessibile sia dall’interno delle mura che dall’esterno.
Il percorso prosegue sino al punto di partenza per via del Capezzolo, attraverso la borgata sorta tra Ottocento e Novecento per ospitare i minatori di Ribolla.
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