La Riserva Naturale Farma, situata tra Monticiano e Roccastrada, comprende il tratto mediano della bellissima e selvaggia vallata in cui scorre il torrente Farma, principale affluente del fiume Merse, e l’alto corso del Lanzo, un lungo torrente che sfocia nell’Ombrone all’altezza di Paganico. La porzione senese della Riserva è circoscritta alla riva sinistra del torrente Farma, il cui tragitto segna il confine tra la provincia di Siena e quella di Grosseto. All’interno dell’area protetta, in territorio grossetano, è situata la Riserva Naturale Statale di popolamento animale Belagaio; qui, sullo spartiacque Farma-Lanzo, si trova il Belagaio, antico castello feudale, oggi fattoria del Corpo Forestale dello Stato.
A chi percorre la strada Siena-Grosseto, in corrispondenza del viadotto di Petriolo, la Val di Farma si presenta in tutta la sua asprezza, con i versanti ripidi e completamente ricoperti dalla vegetazione che delimitano uno stretto fondovalle a V, nel quale si intravedono a tratti le acque del torrente.
Tutta la Val di Farma, e in particolar modo il tratto compreso nella Riserva, conserva aspetti naturalisti unici per la provincia di Siena e tra i più interessanti dell’intera penisola italiana, con presenza di una peculiare vegetazione e di specie animali rare ed endemiche, che qui trovano un ambiente ancora selvaggio e non disturbato dalle attività umane.
La Val di Farma è infatti praticamente priva di insediamenti umani, se si eccettuano i piccoli borghi di Iesa, Solaia, Scalvaia e Torniella, mentre era più popolata in passato, così come più sviluppate erano le vie di comunicazione lungo la valle, oggi scomparse o ridotte a sentieri avvolti dalla vegetazione.
Oltre a pochi ritrovamenti di oggetti del Paleolitico superiore (20-10.000 anni fa) su alcuni terrazzi alluvionali del Farma, esistono numerose testimonianze storiche risalenti al Medio Evo, epoca alla quale appartengono gli edifici dei mulini ma soprattutto delle ferriere, vere e proprie “fabbriche” per la lavorazione del ferro che sfruttavano, come i mulini, l’energia dell’acqua. Se infatti il tratto del Merse nei dintorni di Brenna divenne punto di riferimento della città di Siena per la macinatura dei cereali, il Farma divenne un vero e proprio “polo industriale” per la lavorazione del ferro, attività verso la quale gli abitanti del luogo, penalizzati dalla scarsità di terreni agricoli, si rivolsero molto presto, approfittando della vastità dei loro boschi, utili per la produzione del carbone necessario all’arrostimento del minerale e alla successiva lavorazione del metallo.
Oltre a una ferriera all’altezza di Torniella, gli altri edifici che, a partire dal ‘300 furono costruiti sul Farma ricadono tutti nel tratto fluviale compreso o immediatamente limitrofo alla Riserva; sotto al Castello del Belagaio una ferriera fu edificata dagli stessi padroni del castello, i Lottorenghi, mentre un altro di questi edifici è situato nei pressi dei ruderi di Castiglione sul Farma, proprietà dei conti Ardengheschi. Di questi edifici, abbandonati rispettivamente nel ‘600 e nel ‘400, rimangono sul terreno qualche rudere e molte scorie di lavorazione. La ferriera più importante era quella chiamata di “Ruota” (oggi “Ferriera”), situata su una piana alluvionale del Farma, appena all’esterno del confine occidentale della Riserva. Di questa è ancora visibile l’intero edificio e, poche centinaia di metri a monte, anche lo sbarramento sul torrente per la captazione dell’acqua. La sua intensa attività, testimoniata dal tappeto di scorie che la circonda, cessò solo a cavallo tra ‘800 e ‘900.
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